PROLOGO: Phoenix, Arizona
In piedi su una rupe, vedeva
la città bruciare in distanza, il suo profilo tinto dalle ombre delle fiamme e del
fumo. Il colpo inferto dal Celestiale Nero aveva creato profondi canyon nel
terreno, e migliaia e migliaia di anime in pena precipitavano in quegli abissi
senza fondo invocando il nome di colei che poteva salvarli, e che invece se ne
stava lì a guardare, impotente. Sopra la pira funebre di Phoenix torreggiava
l’immensa figura del titano venuto dallo spazio. Immobile, silenziosamente
fiero del suo lavoro, conscio che il potere che poteva ostacolare i suoi piani
non era stato scatenato.
Io non lo sapevo! Continuava
a dirsi la donna nel costume giallo e rosso. Il vento caldo agitava il suo
mantello rosso e i suoi lunghi capelli corvini, asciugava all’istante le
lacrime, consumava il suo spirito. Voleva urlare, ma le parole le morivano in
gola. Non lo sapevo! Ero in un convento
di clausura, non potevo sapere!
“Piccole scuse da una piccola
donna,” disse una voce maschile dietro di lei. Lei si voltò. “Padre Anselmo?”
Il giovane prete era quasi
irriconoscibile, tanto l’ira deformava il suo volto. I suoi occhi erano
come…luccicanti. “Un così grande potere, e scegli di sopprimerlo, di ritirarti
dal mondo, come una vigliacca qualunque. Che diritto hai di piangere quei morti?!” indicò con un gesto secco le
anime che cadevano, le loro grida confuse in un fiume di dolore.
“Padre Anselmo, la prego! In
nome di Dio, cosa posso fare??”
voleva cadere in ginocchio, ma era come paralizzata.
Lui le fu addosso
all’improvviso, come un’ombra con quegli occhi incattiviti, le stringeva le
spalle in una morsa dolorosa. “Puoi morire, cagna schifosa! Puoi morire e
morire ancora e ancora fino a quando non avrai espiato ogni tuo peccato! Lo sai
cosa mi hai fatto? Lo sai cosa mi hai
fatto?” e mano a mano che ringhiava e urlava il suo volto si dissolveva, le
carni si scioglievano con fetore atroce, terribile, e la sua bocca vomitava
masse di vermi grondanti sangue, fino a quando non rimase che quel bianco
teschio, la mascella spalancata in un interminabile grido disarticolato…
MARVELIT presenta
Episodio 28 – Epifania Diabolica (Parte I)
Di Valerio Pastore (victorsalisgrave@yahoo.it)
Chilada, New Mexico
Si mise a sedere, le labbra
strette a sangue fra i denti. Il cuore sembrava volerle esplodere ad ogni
battito, il respiro era veloce come quello di un uccello. Bonita Juarez era
madida di sudore, e si sentiva gelare. Dovette farsi molta forza, ma riuscì a
non urlare.
Rimanendo in quella posizione,
si appoggiò una mano alla fronte. Era più esausta che se avesse combattuto una
battaglia all’ultimo sangue. Si toccò una spalla, dove nell’incubo quella
orribile caricatura di Padre Anselmo l’aveva stretta, e poi… Non ci pensare! Un incubo, era solo un
incubo! Già, uno dei tanti che tormentavano le sue notti, da qualche tempo.
Non aveva voluto confidarsi con gli altri, perché in fondo erano solo un riflesso
delle sue angosce, non ultima la sensazione di impotenza causata dalla sua
cattura ad opera dei Signori del Male[i].
Ma stavano peggiorando, e questa era la prima volta che le inducevano un dolore
fisico... E per quanto odiasse pensarlo, la preghiera non era sufficiente a
ridarle la quiete interiore. Doveva vedere uno psichiatra?
L’eroina allungò distrattamente
una mano verso la lampadina del comodino. Odiava addormentarsi con la luce
accesa… Un momento! Lei non aveva
acceso alcuna luce. E allora cosa
stava illuminando la stanza?
Bonita si voltò, e lo vide.
E lo stress a stento
trattenuto tornò come un’ondata. Bonita urlò con tutto il fiato che aveva in
gola. Un attimo dopo, si udirono i passi in corsa degli altri Rangers.
“Piccola, spero che sia qualcosa del tipo…occavolo!” Drew Daniels (Texas
Twister). La base di Chilada era occasionalmente usata come residenza
secondaria da lui, Victoria Star (Shooting Star), Jason Strongbow (Aquila
Americana), e Hamilton Slade (Phantom Rider) fra una missione e l’altra., e
Bonita appunto.
E tutti quanti fissavano con
lo stesso grado di stupore il fantasma.
Lo spettro era lì, immobile, eterea rappresentazione di un massiccio sauride. Immobile, puntava con un
braccio verso la parete gli occhi di un’espressione solenne fissi su Bonita. La
reazione di lei o la presenza degli altri non causarono alcun cambiamento in tale
atteggiamento.
“Che diavolo sta succedendo?”
fece Victoria. Quella situazione era surreale.
“Di sicuro non siamo in
pericolo,” disse Hamilton, stropicciandosi un momento gli occhi. “Il fantasma
del mio antenato sarebbe apparso immediatamente, invece di lasciarmi in
pigiama.”
Bonita si mise a sedere, senza
togliere gli occhi dal fantasma. “Chi sei?”
Lui rimase immobile, muto.
Jason disse, “Ho sentito parlare di questa gente, ma erano solo dicerie.”
“Spiegati,” disse Hamilton.
“Non hanno un nome, si diceva
che vivessero nel cuore del deserto del Nevada, nascosti da tutto e da tutti.
Poi se ne sono perse le tracce e nessuno ne ha più parlato[ii].”
“Papà?” disse Victoria, e
subito nell’aria si manifestò un secondo fantasma, questa volta frutto della
sofisticata tecnologia umana applicata agli ologrammi. “Cosa posso fare per
voi?”
La donna indicò con la testa
lo spettro.
L’ologramma del fu Jason Dean
sollevò un sopracciglio. “Devo informarvi che non sono stato attrezzato con
tecnologia per la lettura del pensiero.”
Victoria fece un cenno
spazientito col braccio. “Non lo vedi?”
“’Vedere’ è un termine
improprio. Uso una rete di micro sensori sparsi per l’intero fabbricato…”
“Lo sai cosa intendo! Non
percepisci questo coso?”
“Negativo. Le sole presenze
materiali sono le vostre. Non rilevo picchi energetici associabili ad entità
extracorporee catalogate nel mio database.”
Jason osservò il braccio
puntato, ed estese il proprio. “Dean, traccia una linea perfettamente retta in
questa direzione. Quali sono le zone più rilevanti in Arizona collegate ad
attività paraumana o soprannaturale lungo tale tracciato?”
La risposta non si fece
attendere. “L’area di Trinity Canyon,
nel Nevada. È stata segnalata nel database dell’AIM come teatro di attività di
una specie sconosciuta. A suo tempo è stata segnalata la presenza di Miss
Marvel a fronte di una chiamata di soccorso delle forze armate. Oggi l’area è
completamente deserta.”
Bonita si alzò in piedi. Era
minuscola, di fronte allo spettro, ma non per questo si comportò come se ne fosse
intimidita. “È la tua casa quella che
stai indicando?”
Lo spettro annuì. Chinò la testa in avanti, le labbra a
sfiorare le orecchie di Bonita. Disse solo una parola, che solo lei poté udire,
poi scomparve. La stanza piombò nel buio, poi le luci si accesero
automaticamente.
“Cosa ha detto?” chiese Drew.
“Bonita?”
“Ha
detto ‘aiutali’,” rispose per lei Hamilton.
“Vorrei davvero esservi di
aiuto,” disse Jesse Black Crow da casa sua, in Arizona. “Ma il rapporto fra me
e lo spirito di Corvo Nero è stato prolungato quasi oltre i limiti consentiti
dal mio corpo. È per questo che Red Wolf è stato addestrato per succedermi.”
L’uomo era sdraiato sul suo letto, collegato ad una bombola per l’ossigeno. Era
pallido ed emaciato, respirare doveva essere uno sforzo, eppure riuscì a
sorridere. “Non dovete essere tristi per me: la malattia era incurabile, e non
intendevo imbrogliare la morte. Per questo non vi ho detto nulla, preferendo
essere insieme a voi il più a lungo possibile. Ora è giusto che la natura
faccia il suo corso. Il mio spirito è appagato, non ho lasciato nulla in
sospeso.”
Dire che l’umore era nero,
nella sala riunioni, era poco. Le parole di Jesse non riuscirono a vincere
quella terribile sensazione di perdita. Corvo Nero aveva militato solo per
breve tempo con loro, ma era comunque un amico sofferente, e loro non potevano
farci nulla!
Per Puma in particolare, quella era una terribile ingiustizia. Lui era
tornato dalla morte, e il Grande Spirito sapeva bene di che disonore si fosse
macchiato prima di diventare un Ranger. Jesse Black Crow era invece un uomo
onesto…
Jesse tossì. “Un giorno ci
sarà un altro Corvo Nero a prendere il mio posto. Portate a lui il rispetto che
avete portato a me. William,” disse a Red Wolf “sei pronto. Ora tocca a te
confidare in quanto hai appreso e nella tua volontà. Owayodata ti darà il
potere, ma spetterà a te sapervi dare forma.”
“Sì,” disse il
guerriero-sciamano cheyenne. Seduto ai suoi piedi, Lobo uggiolò.
Jesse sorrise un’ultima volta,
poi la comunicazione fu interrotta. Subito dopo, si udì il segnale di chiamata
esterna. Sullo schermo apparve il volto eccitato di Jack Ironhoof, capo della
polizia di Phoenix e amico di Puma. “Già in riunione? Spero che non ci siano
guai in arrivo, ragazzi.”
“Una questione personale, cose
da eroi,” rispose al volo Texas Twister. “Si stava per andare in gita.”
“Capisco. Prima, però, c’è una
cosa che dovete proprio vedere! Sintonizzatevi sul WWN Channel!”
Loro
lo fecero, appena in tempo per vedere la giornalista Tanya Veil mostrare al
mondo le prime immagini di una città chiamata Lykopolis e dei suoi straordinari
abitanti[iii]…
Diverse ore dopo, a giorno
ormai fatto, il blackbird modificato dei Rangers lasciò Chilada, diretto verso
il Nevada.
“Ancora non riesco a
crederci,” disse Drew. “Non credevo neppure che ce ne fossero così tanti! Cristo, questo mondo diventa
sempre più pazzo, prima Atlantide e
quegli uomini pesce e ora quel mare di pellicce in piena Africa. Ehi, Kitty,
forse hai trovato il posto per la tua seconda casa.”
Puma serrò i denti e la
cloche. “Non chiamarmi in quel modo. Comunque, sono più irritato dal fatto che Karshe sia tornato, e non si sia neppure
degnato di comunicarcelo.[iv]”
“Avrà avuto le sue buone
ragioni,” disse Victoria. “In fondo, quella è
la sua gente, forse doveva prima sbrigare degli affari con loro.”
“Cerchiamo di concentrarci
sulla missione,” disse Phantom Rider. “Stando alle informazioni di Jason, non
c’è più nessuno al Trinity Canyon. Red Wolf, hai un’idea di chi dovremmo
aiutare? O meglio di chi Firebird dovrebbe aiutare?”
William scosse la testa. “Mi
dispiace, ma davvero non lo so. La creatura che mi avete descritto non è
soprannaturale, o almeno Corvo Nero non me ne ha fatto menzione. Però…” sotto
l’ombra della maschera a testa di lupo, socchiuse gli occhi. “Ma certo, perché
non ci ho pensato prima?” Maledì dentro di sé l’influenza della cultura dei
visi pallidi. “Il vero nome del Trinity Canyon è Canyon delle Anime.
“Le leggende su quel posto
sono molteplici. Una narra che, quando il mondo era ancora giovane, una razza
di potenti guerrieri fedeli a Gaea abitasse quel posto, guerrieri della
Triplice Alleanza, figli dei draghi e degli uomini come i licantropi erano
figli dell’uomo e del lupo. Quei guerrieri erano gli ultimi sopravvissuti alla
guerra contro le forze di Set, ed erano emigrati in queste terre per sfuggire
alle persecuzioni dei loro ex alleati, a causa di una maledizione che il
dio-serpente avrebbe lanciato contro l’Alleanza stessa. Ma questa fuga non
servì, e ad un certo punto una tribù nativa di adoratori di Set imprigionò i
guerrieri, o meglio, i loro spiriti, nel canyon, dopo che i loro corpi furono
trucidati.
“Un’altra leggenda dice che
queste creature erano una progenie maligna intenta nel dominio del mondo, e che
la tribù dei Figli del Sole fosse
riuscita ad intrappolarli nel canyon, ponendo poi una maledizione contro ogni
persona che avesse osato risvegliare gli spiriti malvagi: coloro che ci fossero
riusciti, sarebbero stati posseduti, e il loro stesso spirito distrutto da
quello del mostro. Di sicuro, nessuna tribù ha mai abitato la zona del Canyon
delle Anime.”
“La seconda è una leggenda
terribilmente simile a quella della gente di Raptor,” disse la creatura
rettiliana antropomorfa seduta in coda. Il sedile speciale conteneva a stento
la massiccia figura dalla pelle verde striata e rostrata, le ali ripiegate
dietro la schiena e il muso simile a quello di uno pterodattilo. “Sono stati
mai rinvenuti dei totem, in quel canyon?”
“No.”
“Quello spettro poteva essere
uno di loro?” chiese Puma a Firebird. Prima che lei potesse rispondere, fu
Phantom Rider a parlare. “No. Non se la leggenda sugli spiriti malvagi è vera,
almeno. Una creatura mortale può essere ingannata, ma non lo spirito di Carter
Slade. Se quel fantasma fosse stato animato dal male, io sarei diventato subito
Phantom Rider.”
Firebird stava disperatamente
cercando di concentrarsi. Se anche avesse voluto aiutare quel fantasma, come
poteva farlo? Tutto quello che sapeva del suo potere era che era il risultato
di un tentativo di una specie aliena di replicare quello dell’onnipotente Forza Fenice. Un potere che la rendeva
immune da ogni corruzione fisica, mentale o spirituale, e che aveva sempre
usato per generare il fuoco o per esorcizzare le presenze soprannaturali
malvagie. Non sapeva cos’altro farne…
Volevo un segno da Dio, forse questo lo è! Il pensiero la colpì all’improvviso, e si rese conto
di quanto fosse stata presuntuosa, in precedenza. Voleva una prova facile, ed
ora si trovava di fronte ad un enigma la cui risoluzione dipendeva solo da lei.
“Io non credo che siano malvagi,” disse, attirando su di sé l’attenzione
generale.
“Uh…” disse Raptor, o meglio
lo spirito di Jonaton (è Jonaton o Jonathon?) Earthgreen
che occupava permanentemente il corpo del mezzo drago. “Il mio…anfitrione,” e
si indicò con un cenno delle braccia “non era uno stinco di santo, e neppure il
suo fratellino, Genocyder. E neppure
sembravano inclini al dialogo.” Tutti annuirono, ricordando quanto fosse stato
duro lo scontro a Battleground.
“Wolf, cosa sai dirci di Set e
della ‘maledizione’?” chiese Firebird.
Il guerriero-sciamano incrociò
le braccia. “Set è uno degli Dèi Antichi, una creatura di inimmaginabile
potenza e malvagità, che si presenta sotto la forma di un serpente a sette
teste. Per dominare il mondo, creò una schiera di fedeli mostruosi, gli
uomini-serpente, che schiavizzarono l’umanità fino a quando Gaea, sorella di
Set, non decise di organizzare
“Immaginando che le anime
prigioniere non appartengano a dei demoni, ma ai sacri guerrieri,” disse Puma,
“è possibile che la maledizione ne abbia corrotto la natura?”
“Per questo quel fantasma si
sarebbe rivolto a Firebird,” annuì Texas Twister. “Lei riuscì a vincere le
magie nere di Jack Lanterna, e quello
sì che era un marcio figlio di puttana. Gli spiriti hanno bisogno di lei per
esorcizzare quella maledizione.” Sospirò. “Che casino! Non mi dispiacerebbe
persino che Coyote fosse qui.”
“Non vedo come quel ragazzo
potrebbe fare la differenza,” disse Puma. Johnny ‘Coyote’ Cash si era assentato
per motivi personali[v],
ed era praticamente diventato irrintracciabile.
“Non lui! Coyote, quella
bestiaccia lì…”
“È un dio,” lo interruppe seccamente Red Wolf con un timbro di voce
minaccioso. “E anche se ha uno strano senso dell’umorismo, merita rispetto.” Lobo ringhiò.
Drew sollevò le mani in resa.
“Scherzavo, ok?” Poi si calcò in avanti il cappello.”
“Non chiederemo l’aiuto di
Coyote, Owayodata o alcun altro dio,” continuò Red Wolf. “Siamo di fronte ad una
prova importante, per testare la nostra capacità di giudizio. Se faremo come i
bambini, che alla prima difficoltà corrono fra le gambe dei genitori, come
potremo definirci degni delle nostre responsabilità? No, dobbiamo sapere
distinguere il vero dal falso su queste creature, da soli.”
“È una partita interessante,”
disse Phantom Rider. “Raptor fu liberato perché seminasse distruzione…”
“Lo dici come se fosse stato
fatto di proposito,” disse Shooting Star.
Lui annuì, elencando quanto
avesse dedotto dai rapporti del team di archeologi che per primi trovarono il
totem-prigione... “Dello ‘sciamano’ che aveva messo in guardia quella gente si
sono perse tutte le tracce, cosa singolare considerando che il suo scopo
sembrava custodire i segreti dei totem. Inoltre, c’è un’aperta contraddizione
nel suo racconto: i totem sarebbero stati
costruiti da una ‘tribù del sole’, e quell’uomo disse alla Torcia Umana
di distruggere il totem usando la fiamma-nova
evocando così il potere stesso del sole. Perché, quando, teoricamente, i
discendenti degli sciamani avrebbero dovuto conoscere gli incantesimi per
esorcizzare Raptor?”
“Forse la sua tribù è una
delle tante estinte dai coloni, e lui non aveva più quella conoscenza,”
ipotizzò Raptor.
“No,” disse Puma. “Fin dai
tempi dell’invasione dei bianchi, le tribù del popolo si sono adoperate per
custodire e tramandare i propri segreti sciamanici a qualunque costo, anche con
l’aiuto dei Grandi Spiriti se fosse stato necessario. Se custodire questi
presunti spiriti malvagi e potenti fosse stato un imperativo di quella ‘tribù
del sole’, a maggior ragione chi oggi sa della loro esistenza deve o essere
capace di fermarli o conoscere i rituali per farlo. Se sembrano esisterne pochi
di questi repositori del sapere antico, è solo perché le minacce su cui
vegliano sono ancora ben sorvegliate.”
“Dando per scontato che tu
abbia ragione,” disse T.T., “perché la messinscena per liberarlo?”
“Rinforzo negativo,” rispose
Phantom Rider. “Propaganda mirata, per assicurarsi che ci si ricordasse che Raptor
e i suoi simili fossero malvagi. E non dimentichiamo una cosa,” aggiunse,
rivolgendosi proprio al rettiliano. “Ricordi? Il tuo nome completo è Raptor il Rinnegato. Curiosa denominazione per
qualcuno che, apparentemente, voleva dominare il mondo insieme alla propria
intera specie.”
“Se mi stai chiedendo di
ricordare qualcosa della sua vita,” disse Jonaton, “caschi male. Ho provato più
volte ad attingere alla sua mente, ma è come se ci fosse
Firebird sorrise. “Forse
abbiamo trovato una chiave per risolvere il mistero.”
“Guardate,” disse Puma. “Siamo
arrivati, si direbbe.”
Sotto di loro si stendeva
l’area del Trinity Canyon. E nelle profondità delle aspre gole, brillavano
innumerevoli puntini di luce. “Posso sentirli,” mormorò il guerriero felino.
Era raro avvertire un timore così…reverenziale nella sua voce. “Avverto la loro
impazienza, la loro sofferenza…”
Firebird si sentiva la gola
secca e chiusa, come nel sogno. Sentiva che la chiamavano, che invocavano il
suo nome, ma non per loro… “Continuano a dirmi di aiutarli.”
Puma puntò l’aereo verso il
canyon. “Vuoi atterrare in mezzo al casino?” chiese Texas.
“È il momento della verità. E
io scelgo la fiducia. Se è un inganno, scopriranno loro di avere commesso un errore.”
Sostenuto dal duplice getto
fiammeggiante dei motori VTOL, il blackbird atterrò dolcemente nel mezzo del
canyon. Il sole quasi scomparve nel gioco di ombre, ma le ombre eteree di
centinaia di sauridi emettevano la luce che serviva.
I Rangers scesero dal
velivolo. Uno degli spettri, una creatura che in vita doveva essere stata un
anziano, che si appoggiava ad un bastone, si avvicinò a Firebird. Le sorrideva
gentilmente, e con la mano libera indicò il suolo. Annuì. Tutti gli altri
spettri fecero lo stesso, indicando quel punto proprio sotto i piedi dei
Rangers.
“Ho dimenticato pala e
piccone,” disse Daniels.
Red Wolf non disse nulla, ma
mise mano al suo sacchetto delle medicine. Un tempo, erano solo rimedi
erboristici il suo contenuto. Adesso c’erano quello che serviva per fare delle
sue nuove conoscenze uno strumento prezioso…
William estrasse il pugno
chiuso dal sacchetto, e sparse una manciata di polvere al suolo. Pronunciò una
sola parola nella sua lingua nativa…
E il suolo rivelò i propri
segreti! I Rangers, in piedi su un terreno diventato trasparente come il vetro,
stavano fissando file su file di totem identici a quello custodito a Phoenix,
ben sepolti sotto tonnellate di solida roccia!
“Signore iddio…” Texas Twister
tremava all’idea di tutte quelle anime libere, se si fossero sbagliati.
Raptor avvertiva come uno
strano senso di euforia. Si sentiva come quando aveva rivisto i suoi familiari
dopo che pensava di averli persi per sempre. “Come facciamo a sapere che non
sia una trappola?”
Prima il fantasma dell’anziano
sauride, poi l’intera tribù, indicarono proprio lui. Firebird lo prese per una
mano. “So che ti chiedo molto, ma non ho altra scelta: devo abbattere quella
barriera fra te e la mente di Raptor. Dovrai essere forte, per aiutarmi a
tenerlo sotto controllo. Se quello che penso è giusto, solo lui sa cosa devo
fare per liberare la…” stava per dire ‘la tua gente’ “Gli altri.”
Jonathon annuì. Non aveva mai
avuto paura come ora. Durante la fusione, aveva percepito la pura ira di quel
mostro che bruciava come una stella. Ma sentiva di essere di fronte ad una
svolta fondamentale della sua vita, come se il destino lo avesse guidato a quel
preciso momento! “Ti aiuterò. Fai quello che devi.” Si inginocchiò per permetterle
di posargli le mani sulle tempie.
Lei lo fece. Chiuse gli occhi
e respirò profondamente. Navigava a vista, ed era terrorizzata dall’idea di
sbagliare. Signore, guidami per questo
sentiero oscuro, permettimi di trovare la via per la luce… E, mano a mano
che la preghiera si svolgeva nella sua mente, sentì la calma impadronirsi di
lei. Aveva gli occhi chiusi, ma vedeva quel vasto muro, proprio come Jonaton lo
aveva immaginato. Un muro così vasto e massiccio che nessun atto di forza
avrebbe potuto distruggere.
Così, Firebird, fedele al suo
nome, spiccò il volo.
Le fiamme, sottili onde
delicate del colore dell’oro, nacquero lungo il corpo di Bonita, e si trasmisero
alla figura prona di Raptor, avvolgendolo completamente. Intorno a loro, i
fantasmi sorridevano.
“Tutto va bene, giusto?”
chiese Twister. “E allora perché anche tu stai rizzando il pelo, Puma?”
Il felino si leccò le zanne un
paio di volte. Non si era neppure accorto di stare contraendo ed estroflettendo
gli artigli. “Non sono loro,” disse, guardandosi intorno con attenzione. “C’è
qualcosa qui intorno di sbagliato,
qualcosa di così maligno che anche i vostri sensi limitati lo percepiscono.”
Era vero: Shooting Star e
Aquila Americana sentivano come un peso nello stomaco e una sensazione di
formicolio lungo la nuca. Phantom Rider sentiva lo spirito di Carter Slade
urlare. Red Wolf avvertiva come un fetore di morte, e Lobo annusava l’aria e
ringhiava come se avesse di fronte un grizzly assassino.
Improvvisamente, come uno
solo, i fantasmi spalancarono le loro bocche. E come uno solo, urlarono! Il
loro era un verso carico di rabbia e di angoscia. Echeggiò per la valle come il
lamento di un coro dell’inferno. I Rangers strinsero i denti per l’agonia. “E
ora che diavolo gli sta prendendo?!”
Drew dovette urlare a sua volta per farsi sentire. Firebird e Raptor sembravano
immuni da tutto quanto, anzi, l’aura fiammeggiante intorno a loro sembrava
essersi rafforzata…
Poi toccò all’improvviso alla
stessa eroina di urlare come una di quelle anime in pena. Firebird roteò gli
occhi e crollò inerte fra le braccia di Raptor. L’aura fiammeggiante era
scomparsa.
Texas Twister si chinò su di
lei. Si tolse un guanto ed appoggiò le dita alla gola, ed impallidì. “Non sento
il battito,” disse in un sussurro. “Dobbiamo soccorrerla!” riuscì poi ad
urlare. “Non…”
“Non farete niente per lei,”
lo interruppe una voce. Una voce maschile, rauca, che echeggiò sinistramente
lungo le pareti del canyon. “Non farete niente per voi stessi, e non farete
niente per queste sciocche anime tormentate.” Mano a mano che, preceduto dal
suono dei propri passi, il proprietario di quella voce si avvicinava, l’eco si
smorzava.
Alla fine, si fece vedere: un
uomo anziano, dai lunghi capelli bianchi tenuti insieme da una fascia di
stoffa. Indossava una tunica gialla e si appoggiava ad un bastone.
Il solo a riconoscerlo fu
Phantom Rider. “Tu sei lo sciamano
che…”
“Che spinse quel povero idiota
di un archeologo a liberare Raptor il Rinnegato per la prima volta,” continuò
per lui l’uomo. Il suo volto era una maschera di perfida soddisfazione, la sua
voce un chioccio maligno. “Ma ti prego, non offendermi dandomi dello stregone
di infimo ordine. L’unico sciamano degno di essere chiamato tale è colui che a
suo tempo, e al costo di preziose vite umane, mi evocò per poi imprigionarmi.”
Una luce si accese all’interno della sua bocca. “Ho investito tempo e forze
preziose per evocare visioni e incubi tali da minare la forza interiore di
Firebird, ma ne è valsa la pena. Voi piccoli guerrieri non avete la minima
speranza di liberare gli spiriti dei guerrieri di Gaea, adesso, e una volta che
saranno sotto il mio controllo,
diventeranno il mio esercito, la mia avanguardia del caos.” Ora le sue carni
stesse stavano deformandosi. La pelle si tendeva, si contorceva, come se
qualcosa dal suo interno stesse premendo per uscire…
E fu quello che successe,
quando il corpo dello sciamano andò in pezzi come un frutto marcio, rivelando
l’abominio sottostante! Un mostro che di umano aveva appena una vaga apparenza,
un mostro dalla bocca irta di zanne nere come nero era il suo corpo crepitante
di energie arcane. La creatura ruggì il suo trionfo. “Io sono l’Avversario, inutili gusci mortali! E
questo è il giorno della mia rivincita!